Perché oggi scrivere un libro è un gesto più libero che scrivere una canzone
- andreamagini
- 16 ore fa
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Il tempo come vincolo culturale nella produzione dei contenuti

Scrivere un libro oggi sembra un gesto controcorrente.Non perché manchino i libri, ma perché manca il tempo o,forse, deve mancare il tempo. Tutto intorno infatti spinge verso la velocità, la sintesi, l’immediatezza. Ogni contenuto è chiamato a dimostrare subito la propria utilità, la propria efficacia, la propria capacità di trattenere attenzione, reel da 30 secondi ,anzi meglio 15 , come se l’esigenza di raccontare cose si potesse assoggettare al tempo di uno scroll.
In questo scenario, il libro appare come un oggetto lento, quasi ostinatamente e ostentantamente fuori dal tempo .E proprio per questo, paradossalmente, è diventato uno degli ultimi spazi di libertà reale.
I limiti strutturali della canzone nel contesto contemporaneo
Chi scrive canzoni lo sa bene. La musica è una forma potentissima, ma oggi vive dentro confini sempre più rigidi. Una canzone deve funzionare in pochi secondi, deve stare dentro una durata precisa, deve essere riconoscibile, fruibile, immediata, e non deve dare fastidio a chi l’ascolta, le solite note, le solite frequenze, il solito minutaggio. Anche quando è sincera, anche quando vorrebbe essere profonda, deve comunque passare attraverso una griglia che non perdona divagazioni, rallentamenti, ambiguità eccessive. La riduzione della complessità nella musica diffusa
Fa tremare i polsi il pensiero che oggi Fabrizio De Andrè non potrebbe proporre Il Testamento di Tito o la ballata del fiume Sand Creek, brani come “Non siamo “ o “Eskimo” di Francesco Guccini non troverebbero spazio in nessuna radio, figuriamoci in una playlist.
Una canzone non può far pensare , non deve spingere a riflettere .Non deve andare avanti, deve precedere il prossimo brano,tutto qui.
Il libro come spazio di libertà del pensiero
Il libro, invece, può permettersi l’esatto contrario.Può fermarsi. Tornare indietro. Cambiare direzione. Insistere su un punto. Lasciare una domanda sospesa per pagine intere senza l’ansia di dover “agganciare” qualcuno.
Non perché il libro sia migliore della musica, ma perché serve a un’altra funzione del pensiero. Pensiero complesso e necessità di forme non sintetiche
Ci sono idee che non nascono per essere sintetizzate. Non perché siano più nobili, ma perché sono strutturate in modo complesso, non lineare. Hanno bisogno di accumulo, di stratificazione, di tempo, di sedimentazione. Se provi a costringerle in una forma breve, spesso si trasformano in slogan. Perdono precisione. Perdono verità.
Attraversare più linguaggi: limiti e consapevolezze
Chi, come da oltre 30 anni, attraversa più linguaggi — musica, parola, scena — prima o poi se ne accorge: non tutto,in questi tempi, può diventare una canzone. Non tutto deve essere cantato. Alcune cose hanno bisogno di essere attraversate, non ascoltate distrattamente.
Scrivere un libro oggi non significa rifiutare il presente né mettersi in una posizione nostalgica. Significa riconoscere che il pensiero ha ancora bisogno di luoghi dove non venga costantemente accelerato. Dove non debba dimostrare subito qualcosa. Dove possa esistere anche nella sua parte scomoda, contraddittoria, irregolare.
Il libro non promette immediatezza ne consenso e sopratutto, viva Dio, non promette di piacere a tutti.
E proprio per questo, per chi scrive davvero, diventa uno spazio di responsabilità e di libertà insieme. Le regole non arrivano dall’ esterno, ma dal testo stesso. Non si scrive per adattarsi a un formato dominante, ma per capire se quello che si sta dicendo regge.
Forse è per questo che oggi, più che in passato, il libro torna a essere necessario proprio per chi vive anche altri linguaggi. Perché tutto ciò che non trova spazio altrove — nei tempi, nei formati, nelle aspettative — può finalmente respirare lì.
Questo è il motivo per cui ha ancora senso scrivere libri.Non per farsi notare ma per lasciare qualcosa che non abbia fretta di essere capito.
Ed è da questa esigenza che nasce L’asino che ragliava Meglio: un lavoro che non cerca sintesi forzate, non chiede immediatezza e non prova a trasformare in slogan ciò che ha bisogno di tempo. Un libro che esiste perché alcune cose, semplicemente, non possono essere dette bene in nessun altro modo.




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